
Monte Tezio: sentieri e percorsi vicino Perugia

È passato più di un anno dall’inizio della pandemia. Da pochi giorni prima del suo inizio, non ho più scritto una riga sul blog. Perché? Perché non sentivo il bisogno di versare parole su argomenti che consideravo inconsistenti per il periodo. La poca, o praticamente nulla, concentrazione. Il voler assaporare ogni singolo momento, senza dover pensare troppo, senza dover guardare con gli occhi di chi poi ne parlerà. Ovvio, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, anche qua in Umbria. E capita che ad un tratto senti la necessità incalzante di trasformare in parole quello che è successo. Poco. Quasi niente. Ma che sembra tutto.
Sono diventata zia in una sera di neve a fine marzo 2020: mia nipote ha portato la luce e la vita in giorni bui e pieni di incertezza, che sembra(va)no interminabili. È a questo che ho pensato costantemente da un anno a questa parte. Alla vita e alle sue infinite forme. A come ci si adatta, a come si cambia, a come si scopre sempre qualcosa di nuovo, anche – e soprattutto – quando non credi possa esserci qualcosa di nuovo che ti stupisca.
Qual è stata la scoperta più incredibile di un anno e qualche mese di pandemia, per me che racconto l’Umbria su tuqui.it? Monte Tezio, a 10 km a nord di Perugia.

Ogni volta che da bambina mi affacciavo dalla finestra della camera, ho sempre visto i suoi 961 m di altezza; ricordavo le scampagnate da bambina e soprattutto di quella volta che a scuola ci portarono a conoscere la Lupa, quando presi coscienza che erano animali da difendere e non da demonizzare.
Ma quali sono i sentieri su cui camminare? Dove si trovano le neviere? Da quale punto avrei senza dubbio riconosciuto la casa dove sono cresciuta?

Erano alcune delle domande alle quali non sapevo dare nessuna risposta. Oggi, tutte le risposte non ce le ho ancora: ma so quale strada percorrere per raggiungere la cima, buttare uno sguardo a casa e fare ciao ciao alla Resina, il paesino dove sono nata, scendere fino alle neviere e stupirsi (scioccamente) che dopo la neve di febbraio ce ne sia ancora un bel po’ a primavera inoltrata.

Percorrere i sentieri meno battuti – ma anche lo stradone principale – dall’autunno alla primavera, mi ha fatto gioire di cose piccolissime: il sedile ricavato da un tronco con il gatto cinese intagliato da chissà chi all’inizio del Parco del Monte Tezio, lo zafferano piccolo e solitario delle ultime giornate di sole di ottobre, le metropoli di funghi di novembre, le pignette e i letti di foglie di dicembre, la neve che silenziosa copriva il bosco e la cima di gennaio, fino ad arrivare al sole che la scioglie e fa sbocciare i primi crochi vicino alle tane del grillo talpa di marzo.

In questi mesi ho sempre camminato in compagnia: il bosco è stato il testimone silenzioso dei nostri flussi di coscienza, delle mie imprecazioni e del mio fiato corto per arrivare in cima.
Arrivare in cima è qualcosa di liberatorio, profondo e leggero allo stesso tempo. Basta superare quel momento. Il momento presente in ogni camminata, quello in cui mi maledico per non essere più allenata e più atletica. Appena raggiunta la vetta, poi, l’unica cosa che senti è l’aria: senti che finalmente puoi respirare e vedere tutto quello che vuoi. I prati, le mucche, i crochi, i paesi lungo il Tevere giù in basso, il Lago Trasimeno, Perugia, i Sibillini.

In questa mia scoperta è scontato essermi sentita un po’ Henry David Thoreau che invita tutti a camminare e perdersi (ci è successo pure questo, il mio ottimo senso dell’orientamento però mi permettere di trovare sia l’auto nei parcheggi superaffollati, sia la strada di casa anche in mezzo ai boschi). E ora comprendo molto meglio le sue parole, la necessità di allontanarsi dall’antropizzazione e vivere un’avventura in mezzo alla natura. Certo, sono sicura che per i suoi standard le mie camminate non sarebbero poi così wild, ma sono pur sempre io: terrorizzata dalle cimici e che uno-dei-momenti-più-belli-delle-camminate è quando mangi salsicce secche, pane fresco, bevi un bel bicchiere di Sagrantino e alla fine il caffè caldo che hai messo in un thermos <3

Eccomi quindi a raccontare le mie camminate sul Monte Tezio e dintorni durante i mesi tra 2020-2021. È arrivato il momento di ripercorrere e condividere con parole e immagini i sentieri fatti: raccontandolo magari ritroverò la sensazione di respirare, la sensazione di libertà. Ironia della sorte, in un momento di tregua per tutti, a me sembra di nuovo persa.

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