
Storia di un torcolo d’oltreoceano
Può una tradizione vecchia di anni, dopo la rivoluzione della bakery, da Buddy in poi, sfidare le tendenze e soddisfare i palati perugini più intransigenti, tipo quello del mio babbo?
La risposta è sì e vi spiego come.
Basta un po’ di zucchero (200 g), burro (100 g), 4 uova, farina(500 g), buccia di limone grattugiata e latte qb. Ah, e il lievito! Ingrediente fondamentale se non volete che il torcolo diventi un frisbee con un buco al centro.
Bene, fin qui, che c’è di nuovo? Niente, ed è proprio questo il bello. Perché il sapore sarà lo stesso, identico, senza sorprese per i vostri palati abituati ad un buon torcolo tradizionale. Il colpo di scena sarà sulla forma. Invece che farlo cuocere per 20′ circa a 180º nel tipico stampo di latta, si può utilizzare quello per muffin o per cupcake, con coloratissimi pirottini e poi decorarli con l’immancabile crema al burro.
Really good, ma senza lasciare segni troppo profondi alla mia umbritudine e peruginitá, che a colazione men che meno vorrei far vacillare.
Glossario per i non-umbri:
Torcolo: s.m., deriva dal latino torquis, torque, collana, ghirlanda. Dolce tipico che si è soliti mangiare per la colazione o per la merenda, a forma di ciambella ma più grande, chiamato infatti anche ciambellone in altre cucine regionali.

Una donna e un viaggio

Il ritmo giusto
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